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Tronchetto di Polenta e Cotechino con Lenticchie
Tronchetto di Polenta e Cotechino con Lenticchie

Oggi, vi presentiamo un piatto unico, dal sapore invernale e dall'aria natalizia, perfetto per celebrare il Capodanno o per deliziare amici e parenti durante una cena speciale.

 

La ricetta ci è stata ispirata da Sonia Camozzini, food blogger bergamasca di Giallo Zafferano e ospite del programma televisivo MasterChef. Mamma a tempo pieno di tre figli, Sonia coltiva una grande passione per la cucina e cura con dedizione la sua pagina Instagram Arte e fantasia a tavola, nata da un piccolo blog dedicato alla cucina italiana.

 

Il tronchetto di polenta, con cotechino e lenticchie è un piatto unico e sfizioso, una ricetta originale per stupire i vostri ospiti. Vediamo come prepararlo!

 

 

Ingredienti

 

Per le lenticchie:

  • 250 g di lenticchie (lavate e risciacquate con cura)
  • 4 carote
  • 1 cipolla
  • 1 gambo di sedano
  • 4 cucchiai di olio extravergine di oliva
  • 5 cucchiai di salsa di pomodoro
  • 500 ml di brodo vegetale
  • Sale q.b.
  • Una punta di peperoncino in polvere
  • 1 cucchiaino di basilico tritato
  • Per la polenta:
  • 2 lt di acqua
  • 350 g di farina di mais
  • sale
  • Altri ingredienti:
  • 2 cotechini
  • una spolverata di parmigiano grattugiato

 

Per la polenta:

  • 2 lt di acqua
  • 350 g di farina di mais (farina per polenta)
  • Sale q.b.
  • Una spolverata di parmigiano grattugiato

 

Interno:

  • 2 cotechini precotti

 

Procedimento

 

Preparate le lenticchie.

 

1. In una pentola capiente, fate soffriggere un trito di carote, cipolla e sedano con l’olio extravergine d’oliva per qualche minuto. Aggiungete il basilico tritato e una punta di peperoncino, mescolando per amalgamare i sapori.

 

2. Unite le lenticchie lavate, la salsa di pomodoro e il brodo vegetale. Lasciate cuocere a fuoco dolce per circa 40 minuti, mescolando di tanto in tanto e aggiustando di sale, se necessario.



Preparate la polenta.


3. Mettiamo sul fuoco un tegame con 2 litri di acqua e portiamolo a ebollizione. Appena l'acqua bolle, aggiungiamo il sale e versiamo la farina di mais a pioggia, mescolando continuamente per evitare la formazione di grumi. Continuiamo a mescolare per 30 minuti, o fino a ottenere una consistenza ideale.

Nel frattempo, cuociamo i cotechini seguendo le indicazioni riportate sulla confezione.

 

5. Una volta pronta la polenta, trasferitela su un foglio di carta da forno, stendendola con una spatola per formare un rettangolo di circa 1,5 cm di altezza. Assicuratevi che la lunghezza del rettangolo corrisponda a quella dei cotechini.

 

Assemblate il tronchetto.

 

6. Sovrapponete uno strato sottile di lenticchie alla base di polenta e posizionate i cotechini al centro. Arrotolate delicatamente la polenta intorno al ripieno, aiutandovi con la carta da forno, fino a formare un salame compatto. Lasciate raffreddare.

 

Guarnite e servite.

 

7. Quando il tronchetto si è raffreddato, tagliate un’estremità in obliquo e posizionatela accanto al rotolo per creare l’effetto di un ramo. Con i rebbi di una forchetta, realizzate delle linee ondulate sulla superficie per simulare le venature della corteccia di un tronco.

Disponete il tronchetto su un piatto da portata, completandolo con il resto delle lenticchie distribuite alla base.

Il tronchetto di polenta con cotechino è buono anche freddo, tuttavia consigliamo di riscaldare leggermente il piatto, prima di servirlo, per esaltarne il sapore e la morbidezza.

 

 

Pronti a stupire i vostri commensali?

Un liquore speciale: il 100 foglie di Amarena
Un liquore speciale: il 100 foglie di Amarena

Tra i vini dolci, liquorosi o aromatizzati con la frutta e le spezie, c’è un prodotto unico, realizzato con le foglie di amareno.



L’amareno è un albero simile al ciliegio, ma di più piccole dimensioni, che cresce anche in forma selvatica. I suoi frutti, come la celebre varietà Marasca, sono molto apprezzati in pasticceria: il liquore Maraschino, oltre ad essere utilizzato dai bartender nella miscelazione, è un ingrediente ormai iconico di numerosi dolci.

 

Oggi vi spieghiamo la semplice preprazione del 100 Foglie di Amarena, noto anche come Amarenillo.

 

Come base alcolica utilizzeremo il Talò Primitivo di Manduria D.O.P. delle Cantine San Marzano, un vino dal colore rosso rubino intenso con riflessi che richiamano l’amarena matura. Questo vino si distingue per le sue note di cacao e vaniglia ed è affinato per sei mesi in barrique di rovere francese e americano.


In questa ricetta dedicata alla preparazione del nostro liquore alle amarene, abbiamo scelto di non far bollire lo zucchero nel vino, per preservarne i delicati sentori. Lo zucchero, infatti, si dissolve perfettamente durante il periodo di riposo, garantendo un risultato equilibrato e armonioso.

 

Ingredienti

  • 100 foglie di amarena
  • 1 Bottiglia di Talò Primitivo di Manduria D.O.P.
  • 300 grammi di alcol a 96°
  • 300 grammi  Zucchero

 

Procedimento



Pulite le foglie di amarena con un panno umido per rimuovere eventuali impurità.

Disponete le foglie in un barattolo capiente e copritele con lo zucchero. Versate, poi, il vino nel barattolo, chiudetelo ermeticamente e agitatelo con delicatezza per mescolare gli ingredienti.
Lasciate il barattolo liquoroso in un luogo fresco e buio, scuotendolo quotidianamente per facilitare lo scioglimento dello zucchero.

 

Trascorse due settimane, aggiungete l’alcol e mescolate con cura.

Il giorno seguente, filtrate il vino liquoroso con un colino e trasferitelo in una bottiglia pulita.

Lasciate riposare il vostro liquore per un mese prima di degustarlo.

 

Ottimo come digestivo a fine pasto anche per accompagnare dolci, il 100 foglie di amarena è un ingrediente fortemente utilizzato in miscelazione, per la realizzazione di cocktail, grazie al suo profilo aromatico avvolgente.

 

Buona preparazione e buona degustazione!

Buono Come il Pane
Buono Come il Pane

Il pane è un pilastro della nostra alimentazione, alimento antico che ha accompagnato l'umanità fin dalle prime scoperte sulla lievitazione.

Le sue origini risalgono a migliaia di anni fa: inizialmente consumato crudo, poi cotto ma non lievitato (simile al pane azzimo), e infine, intorno al IV secolo a.C., lavorato con la fermentazione, permettendo all'impasto di aumentare di volume.

 

Oggi il termine "pane" racchiude un'ampia varietà di prodotti da forno, differenti per ingredienti, tecniche di lavorazione e cottura, adattandosi alle tradizioni culinarie di ogni regione.

 

Gli Ingredienti del Pane

 

Secondo la normativa alimentare, il pane è il risultato della cottura di un impasto lievitato preparato con farina di grano, acqua e lievito, con o senza sale (L. 580/67 e successive modifiche). Tuttavia, l’arte della panificazione si è evoluta nel tempo, includendo nuove farine e tecniche per rispondere alle esigenze moderne.

 

Farina. La più utilizzata è quella di grano tenero o segale, ma negli ultimi anni hanno guadagnato popolarità le farine di grani antichi e senza glutine, adatte ai celiaci. Anche la farina integrale viene spesso impiegata, purché la sua composizione sia chiaramente indicata. Le farine di frumento e segale sono particolarmente apprezzate per la loro capacità di conferire al pane caratteristiche organolettiche e nutrizionali eccellenti.

 

Acqua. Essenziale per la formazione del glutine, l’acqua influisce sulla consistenza dell’impasto. Contiene sali minerali che migliorano la struttura del pane, rendendolo più elastico e lavorabile. La sua temperatura deve essere tra 21 e 25°C per non ostacolare l’attività dei lieviti.

 

Sale. Oltre ad insaporire il prodotto finito, il sale rafforza la maglia glutinica, rendendo l’impasto più compatto e migliorando la croccantezza della crosta. Inoltre, svolge un’azione antisettica che controlla le fermentazioni indesiderate. In alcune regioni, come in Toscana, il pane è tradizionalmente privo di sale.

 

Lievito. Il cuore della panificazione. Esistono due tipologie principali:

 

  • Lievito di birra (Saccharomyces cerevisiae), usato nell’industria per tempi di lavorazione più rapidi e risultati costanti.
  • Lievito naturale (pasta madre), ottenuto da un impasto lasciato fermentare spontaneamente. Dona al pane un sapore più ricco, maggiore digeribilità e una conservazione più lunga, ma richiede tempi di lavorazione più estesi.

 

 

Dalla Farina al Pane: Il Processo di Panificazione

 

L’impasto è la fase in cui gli ingredienti si uniscono per formare una massa omogenea. Qui avviene la creazione della maglia glutinica: le proteine della farina, gliadina e glutenina, si combinano con l’acqua formando un reticolo elastico. Questo trattiene le bolle di gas prodotte dalla fermentazione, consentendo la crescita dell’impasto. A seconda della ricetta, l’impasto può essere lavorato più volte con periodi di riposo per migliorarne la struttura.  

 

Il Processo di Fermentazione

 

Durante la fermentazione, i lieviti trasformano il glucosio in alcol etilico e anidride carbonica. Questo processo, unito alla fermentazione lattica e acetica, conferisce al pane il suo tipico aroma e la sua struttura soffice. La temperatura ideale per la fermentazione è tra i 23 e i 25°C, con un’umidità relativa dell’80-85%. Un tempo di fermentazione troppo lungo può compromettere la tenuta dell’impasto, mentre una fermentazione ben gestita assicura un pane fragrante e ben sviluppato.  

 

La Cottura

 

Durante la cottura, il pane assume la sua forma definitiva e sviluppa la crosta dorata e croccante. La temperatura del forno varia tra i 200 e i 300°C, e il tempo di cottura dipende dalle dimensioni del pane: dai 15 minuti per i panini ai 60 minuti per le pagnotte più grandi. Il calore trasforma gli amidi e le proteine, creando quella straordinaria combinazione di gusto e consistenza che rende il pane un alimento unico.

 

Nella seguente tabella le trasformazioni che avvengono durante la cottura

 

TEMPERATURA

EVENTI CHE SI VERIFICANO DURANTE LA COTTURA

 

Intensificazione della fermentazione con ulteriore sviluppo di gas e

30°C

aumento di volume del pane; il glutine si ammorbidisce e l'amido

 

si plasticizza

40-45°C

Inattivazione e morte dei microrganismi implicati nel processo di

 

lievitazione (saccaromiceti)

 

L'amido inizia a solidificarsi e le proteine a denaturarsi; i granuli

entro 60°C

di amido sottraggono acqua al glutine, estendendo al massimo il

 

Reticolo

 

Inizia la coagulazione del glutine, pian piano si arresta l'attività

65-80°C

enzimatica, l'alcol e le sostanze aromatiche evaporano e inizia la

 

caramellizzazione di alcuni zuccheri

100°C

L'impasto diventa rigido, l'amido gelatinizza parzialmente, l'acqua

 

evapora e si inizia a formare la crosta

 

A causa della destrinizzazione dell'amido, la crosta inizia ad

120-140°C

assumere un colore giallo chiaro; la stessa crosta si disidrata

 

completamente e si solidifica

140-150°C

Caramellizzazione completa di tutti gli zuccheri e la crosta assume

 

un colore bruno

150-200°C

Formazione di prodotti croccanti aromatici

>200°C

Carbonizzazione

 

 

 

Caratteristiche Nutrizionali

 

Il pane è molto più di un semplice alimento: è una fonte di energia e benessere, ricca di nutrienti essenziali per il nostro organismo.

 

Grazie al suo elevato contenuto di carboidrati complessi (circa 63 g ogni 100 g di prodotto), fornisce un apporto energetico costante, trasformandosi in glucosio, il carburante fondamentale per il cervello e i muscoli.

Un grande vantaggio? Zero colesterolo (a meno che non contenga burro, strutto o altri grassi animali), il che lo rende un alimento adatto anche a chi segue una dieta mirata alla salute cardiovascolare. Inoltre, il suo alto potere saziante aiuta a ridurre l’appetito, contribuendo a un’alimentazione equilibrata.

Per massimizzare i benefici, il pane integrale è la scelta ideale: ricco di fibre e minerali, favorisce il benessere intestinale e regala un senso di sazietà più duraturo.

Dal punto di vista proteico, il pane offre un buon contributo, anche se le sue proteine non contengono tutti gli aminoacidi essenziali.

 

E per quanto riguarda le controindicazioni? In generale, non ce ne sono, ma chi soffre di diabete dovrebbe consumarlo con moderazione, scegliendo tipologie a basso indice glicemico. Per chi ha intolleranza o sensibilità al glutine, invece, esistono ottime alternative a base di farine senza glutine, perfette per non rinunciare al piacere del pane. L’importante è sceglierlo con consapevolezza e abbinarlo a una dieta bilanciata!

 

 

Dalla tradizione dei forni a legna ai metodi moderni di panificazione, questo alimento continua a essere un pilastro della nostra cultura, adattandosi alle nuove esigenze senza mai perdere il suo valore autentico.

Che sia una croccante baguette, un fragrante filone di grano duro o un soffice pane casereccio, il pane rimane un simbolo di convivialità e nutrizione, capace di unire le persone attorno alla tavola, ieri come oggi.

 

 

Articolo della Dott.ssa Monica Martino
Esperimenti in cucina - Una biologa ai fornelli

Cachi -  Il Frutto dai Superpoteri
Cachi - Il Frutto dai Superpoteri

Mangiare cachi fa bene, questo già lo sappiamo. Ma sai davvero perché? Scopriamolo insieme.


Tipici della stagione autunnale, i cachi sono frutti dall’aspetto invitante e dal sapore unico. Ricchi di fibre, conquistano per la loro consistenza morbida e dolce, irresistibile per molti.

 

Ma non è solo il gusto a renderli speciali: i cachi vantano proprietà nutrizionali straordinarie. Contengono una grande varietà di minerali, tra cui il calcio, il fosforo, il magnesio e il potassio, che li rendono alleati preziosi per affrontare al meglio la stagione fredda.  Inoltre, sono una fonte eccellente di vitamine, in particolare la vitamina A e la vitamina C, fondamentali per rafforzare il sistema immunitario e mantenere il corpo in salute.

 

Grazie al loro pH leggermente alcalino, i cachi risultano più digeribili rispetto ad altri tipi di frutta e possono essere consumati a fine pasto anche da chi soffre di reflusso o gastrite.

La loro elevata concentrazione di acqua li rende inoltre perfetti per favorire la diuresi, contribuendo a mantenere il corpo idratato e a eliminare le tossine.

Per beneficiare appieno delle loro proprietà e assaporarne tutta la dolcezza, è fondamentale consumarli quando sono perfettamente maturi, non scartando la parte vicina al picciolo, tenera e succosa.

Come mangiarli

I cachi si prestano a moltissime preparazioni culinarie! Torte e dolci a base di cachi sono senza dubbio un modo delizioso per valorizzare questo frutto, ma le sorprese non finiscono qui. Anche in abbinamento a certe verdure possono rivelarsi una scelta originale e sorprendente.

Un frutto dalle mille proprietà e dai mille utilizzi, ideale per sperimentare in cucina e scoprire nuovi sapori.

 

Non resta che mettersi ai fornelli e lasciarsi ispirare!

Cibo e Superstizione. Perché “Non si Sa Mai”
Cibo e Superstizione. Perché “Non si Sa Mai”

Molte delle abitudini che accompagnano i nostri rituali a tavola affondano le radici nella tradizione, tramandandosi di generazione in generazione.  Col tempo, queste pratiche sono diventate parte integrante della nostra gestualità quotidiana, un mix di usanze, credenze e, talvolta, un pizzico di scaramanzia.

Non è un caso che il filosofo napoletano Benedetto Croce abbia detto: “Non credo alle superstizioni, ma ne tengo conto.

 

E noi aggiungiamo, con un sorriso: "Perché non si sa mai!"

Cibo e Fortuna: simboli di abbondanza e protezione

 

Tra le tradizioni più radicate, soprattutto in Italia, il legame tra il cibo e il buon auspicio è indissolubile. A Capodanno, ad esempio, è quasi un sacrilegio non servire un piatto di lenticchie, simbolo di prosperità e abbondanza. La forma rotonda e piatta delle lenticchie richiama quella delle monete, e l’abbondanza nel piatto simboleggia l’augurio che il nuovo anno riempia anche il nostro portafoglio.

 

Anche il vino ha il suo ruolo nelle credenze popolari. Se dovesse accidentalmente rovesciarsi sulla tavola, niente paura: è considerato un segno di fortuna. La tradizione vuole che ci si bagni le dita con il vino caduto e ci si tocchi dietro le orecchie, per attirare a sé ricchezza e prosperità.

 


Nella cultura popolare, in particolare nel Sud Italia, il peperoncino è il simbolo per eccellenza della scaramanzia. Oltre a essere un ingrediente fondamentale in cucina, il peperoncino è spesso appeso alle porte o ai balconi. Si ritiene infatti che i suoi semi piccanti abbiano il potere di allontanare le malelingue e il malocchio.

La sua forma allungata e il colore rosso acceso, che richiama la vitalità e l’energia, lo rendono un perfetto amuleto portafortuna, capace di tenere lontani gli influssi negativi. Ancora oggi, non è raro vedere piccoli peperoncini portati come ciondoli, a testimonianza di questa credenza radicata.

 

Accanto al peperoncino, troviamo un altro grande protagonista della tradizione scaramantica: l’aglio. Da secoli considerato un potente talismano contro la sfortuna, l’aglio è spesso utilizzato per creare corone da appendere alle finestre, alle porte di casa o persino da indossare al collo.

Secondo le leggende popolari, l’aglio non è solo un rimedio naturale dalle proprietà benefiche, ma anche un’arma spirituale per tenere lontani i demoni, le streghe e i vampiri. Questo mito, diffuso in molte culture, è stato immortalato in numerose storie e film, consolidandolo come un simbolo universale di protezione.

 

Le superstizioni e i rituali legati al cibo rappresentano un patrimonio culturale che mescola saggezza popolare, spiritualità e un pizzico di magia. Sono piccoli gesti e credenze che, pur nella loro semplicità, ci legano alle nostre radici, trasformando ogni momento a tavola in un rito ricco di significati.

 

E allora, che siate scettici o meno, ricordate sempre: “Non si sa mai!”

Parma - Capitale della Cultura Alimentare
Parma - Capitale della Cultura Alimentare

In questo articolo non ci limiteremo a condividere ricette, ma vi porteremo a esplorare la ricca tradizione gastronomica di una delle città più affascinanti d’Italia: Parma, Capitale Italiana della Cultura 2020+2021.

 

Dichiarata Città Creativa della Gastronomia dall’Unesco nel 2015, Parma vanta un prestigio internazionale grazie alla presenza dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), di Alma, la celebre scuola di cucina internazionale, e di un esclusivo sistema di musei dedicati al cibo. Quella che vi proponiamo è una Parma autentica, culla di tradizioni enogastronomiche che mescolano influenze barocche, illuministe, rivoluzionarie, contadine e imprenditoriali.

 

Tra i suoi prodotti tipici spiccano vere eccellenze del gusto: il Prosciutto di Parma DOP, il Parmigiano Reggiano DOP, il Culatello di Zibello DOP, il Salame di Felino IGP, oltre a prelibatezze locali come il Sorbolino, il Nocino e il Malvasia dei Colli di Parma DOC.
Il legame tra Parma e il cibo: una storia millenaria

 

Le radici del rapporto tra Parma e il cibo affondano nell’epoca romana, quando i prosciutti stagionati nel parmense erano molto apprezzati nella capitale dell’Impero.

Nel Medioevo, invece, i monaci benedettini perfezionarono il processo di produzione del Parmigiano Reggiano, mantenuto pressoché invariato fino a oggi.

Durante l’800, Parma si affermò come centro industriale per la trasformazione del pomodoro e vide nascere un piccolo negozio di panetteria, la Barilla, che si sarebbe trasformato in un leader mondiale nella produzione di pasta e prodotti da forno.

 

Nel '900, Parma fu protagonista di importanti innovazioni alimentari con la nascita della Stazione Sperimentale delle Conserve Alimentari e della Mostra delle Conserve, precorritrice dell’odierno Cibus, la Fiera Internazionale dell’Alimentazione. Nello stesso periodo furono istituiti i Consorzi di tutela dei prodotti tipici, un pilastro della valorizzazione del patrimonio enogastronomico locale.



PIATTI DELLA TRADIZIONE PARMENSE

 

Anolini in brodo


Un’icona della cucina parmense, gli “Anolini” sono piccoli dischetti di pasta dal diametro di circa 2,8 cm, farciti con un impasto di Parmigiano Reggiano, pane grattugiato, tuorlo d’uovo e sugo ristretto di stracotto di manzo. Questo piatto tradizionale, servito rigorosamente in brodo, accompagna tutto l’anno, persino durante Ferragosto, i pranzi e le cene in famiglia.  

 

Bomba di riso


La Bomba di riso è una ricetta scenografica e ricca di sapori. La preparazione originale prevede un ripieno di piccione, anche se oggi vengono spesso utilizzate carni di manzo e maiale. Il riso, cotto in un soffritto classico con brodo di carne, viene disposto a strati in una teglia a forma di ciambella, lasciando spazio al centro per accogliere il ripieno di carne. Dopo essere stato ricoperto con il riso rimanente e infornato, il piatto viene servito con abbondante Parmigiano. Buono, davvero!

 

Rosa di Parma


Un secondo piatto elegante che racchiude l’essenza del territorio. La Rosa di Parma è un rotolo di carne di manzo farcito con Prosciutto di Parma, Parmigiano Reggiano e Lambrusco. Questo piatto, dal sapore intenso, si sposa perfettamente con un calice di buon vino rosso locale, rappresentando una delle eccellenze della cucina parmense.

 

Spongata


Tra i dolci tradizionali, spicca la “Spongata”, tipica soprattutto della zona di Busseto. Questa torta dal sapore speziato e aromatico è arricchita con un ripieno di noci, pinoli, uvetta, scorze di cedro, miele e spezie come cannella, chiodi di garofano e noce moscata. Perfetta per concludere un pranzo dedicato alle delizie di Parma, la Spongata è un dolce che celebra al meglio le tradizioni locali.

 

 

Parma non è solo una città, ma un viaggio nel gusto, nell’arte e nella cultura. Lasciatevi ispirare dalla qualità delle sue tradizioni.

 

 

Curiosità

 

Parma ha vissuto un biennio da Capitale Italiana della Cultura perché nel 2020, al primo anno di nomina, fu costretta a fermarsi per via dell’emergenza COVID-19. il Governo si mosse con decisione e velocemente per rinnovare il mandato per l'anno seguente e permettere lo svolgersi di un calendario ricchissimo di eventi, pronti a raccontare le tante anime della città.

Anche il Cibo Identifica un Popolo
Anche il Cibo Identifica un Popolo

Il cibo è anche cultura: il semplice fatto che, nelle diverse parti del mondo, esistano abitudini alimentari e pietanze completamente diverse tra loro ne è la prova concreta, oltre ogni teoria socio-culturale.  

 

Ogni cultura segue un proprio codice alimentare, che privilegia alcuni alimenti e ne “vieta” altri. Questo codice, pur non essendo scritto, è influenzato da fattori antropologici, geografici, religiosi, storici e nutrizionali.  Ad esempio, in alcune società, il consumo di determinati alimenti è regolato dall’età o dal genere: in alcuni Paesi il peperoncino è riservato agli adulti, mentre in Asia alcuni cibi considerati “virili”, come il serpente, sono destinati agli uomini. 

 

Il nostro modo di mangiare è parte integrante della nostra identità culturale: “Siamo quel che mangiamo”, diceva Feuerbach.

 

Banalmente, associamo gli italiani alla pasta, i cinesi al riso, i tedeschi alla birra e ai würstel, i francesi alla baguette e alle escargot. Ma all’interno di uno stesso Paese, le tradizioni culinarie variano ulteriormente, creando vere e proprie micro-mappe gastronomiche. In Francia, ad esempio, l’uso delle materie grasse riflette una distinzione regionale: il burro caratterizza il Nord, mentre l’olio d’oliva domina il Sud, a testimonianza di uno stile di vita differente. Anche in Italia il territorio influenza la cucina: il Sud, grazie alla vicinanza al mare, predilige piatti dal gusto mediterraneo, come i frutti di mare tipici di Napoli, Sorrento e della Costiera Amalfitana; al contrario, il Nord, con il suo clima più rigido e le montagne, è la patria di formaggi, carni e salumi.  

 

L’identità culturale legata al cibo emerge con ancora più forza quando ci confrontiamo con tradizioni diverse dalle nostre. Amiamo la pizza e gli spaghetti al pomodoro perché fanno parte della nostra infanzia, e per questo l’idea di mangiare insetti fritti o serpenti – comuni in alcune cucine asiatiche – ci appare insolita.

Lo stesso vale per la colazione: per noi è normale iniziare la giornata con qualcosa di dolce, mentre in altri Paesi il bacon e le uova sono la regola. Queste abitudini non sono innate, ma apprese e trasmesse di generazione in generazione  

 

Tuttavia, è proprio la diversità a rendere il mondo affascinante. Scoprire realtà differenti, anche attraverso il cibo, ci permette di conoscere meglio la storia, le tradizioni e l’identità di una comunità.

 

Viaggiare non è solo spostarsi fisicamente, ma anche aprire la mente, accogliere il nuovo e arricchirsi culturalmente. Il cibo, in questo senso, diventa un ponte tra le culture, un’esperienza che va oltre il semplice nutrimento e diventa scoperta, condivisione e crescita.

Szarlotka - Torta di mele polacca
Szarlotka - Torta di mele polacca

La torta di mele è sicuramente il dolce più internazionale e amato: il suo profumo conquista già durante la cottura. Se poi ne assapori una fetta, ti senti subito a casa, circondato dagli affetti.

 

La Szarlotka è la versione polacca della torta di mele. Si presenta come una sbriciolata e può essere gustata da sola o accompagnata con panna montata. Per sentirci davvero in Polonia, possiamo servirla con un bicchiere di kompot, tipica bevanda polacca fatta di frutta e spezie.

 

Ingredienti

Per la base:

  • 220 g di farina 00
  • 110 g di zucchero a velo
  • 100 g di burro
  • 1 uovo intero, 1 tuorlo
  • 2 cucchiai di panna acida o yogurt al naturale
  • 4 grammi di lievito per dolci
  • mezza bustina di vanillina

 

Per il ripieno:

  • 6 mele varietà renette
  • 50 g di zucchero
  • cannella in polvere q.b.
  • succo di limone
  • un cucchiaio d’acqua
  • pangrattato q.b.

 

Per la copertura:

  • 60 grammi di farina 00
  • 60 grammi di burro
  • 50 grammi di zucchero a velo
  • un cucchiaino di vanillina
  • mezzo cucchiaino di lievito per dolci

 

 

Preparazione

1. Preparate la copertura: mescolate la farina con mezzo cucchiaino di lievito e la vanillina. Aggiungete il burro e lo zucchero, quindi impastate velocemente fino ad ottenere un composto omogeneo. Dividetelo in due parti e modellate due filoncini. Quindi, riponeteli nel freezer fino a rassodare.

 

2. Preparate la base: in una ciotola e aiutandovi con un mixer, mescolate la farina con il lievito e la vanillina. Aggiungete il burro freddo tagliato a pezzetti e unite le uova, la panna acida e lo zucchero. Amalgamate bene il tutto fino ad ottenere un composto omogeneo. Spolverate la spianatoia con della farina, trasferitevi l'impasto e lavoratelo fino a formare una palla morbida. Al termine, coprite l’impasto con un canovaccio e riponetelo in frigorifero.

 

3. Preparate il ripieno: sbucciate le mele, dividetele in quattro e tagliate ogni spicchio a pezzetti. Irrorateli con poco succo di limone per evitare che anneriscano. Cuoceteli in una padella con l’acqua, lo zucchero e la cannella per circa 10 minuti finché si ammorbidiranno senza disfarsi. Lasciate raffreddare completamente.

 

4. Assemblate la torta: infarinate un foglio di carta forno e stendete la pasta frolla per creare la base, conservandone una parte per il bordo. Foderate una tortiera a cerniera da 24 cm di diametro con l’impasto della base, creando un bordo non troppo alto ai lati. Spolverate il fondo della base con un po' di pangrattato e distribuitevi sopra le mele cotte, in maniera uniforme. Una volta completato il ripieno di frutta, grattugiate grossolanamente i filoncini di impasto surgelati utilizzando i fori grandi della grattugia, distribuendo i trucioli sopra il ripieno di mele fino a coprirlo completamente.

 

Infornate, infine, la torta a forno preriscaldato a 160°C e cuocete per 20 minuti. Alzate, quindi, la temperatura a 180°C e proseguite la cottura per altri 15 minuti circa, fino ad ottenere una superficie dorata.

 

 

Ed ora, godetevi i sapori di questa torta che sa di "casa".

Svezzamento: Scopri i Benefici del Kiwi per il tuo Bambino
Svezzamento: Scopri i Benefici del Kiwi per il tuo Bambino

Quando i neonati superano i sei mesi di età, arriva per loro il momento di assaggiare cibi solidi e sperimentare alimenti.

 

Le scelte sono tantissime frutta, verdura e cereali offrono un’infinità di combinazioni per preparare piatti equilibrati e nutrienti, fondamentali per la crescita e lo sviluppo del bambino. Tra i frutti ideali per lo svezzamento, il kiwi rappresenta un’ottima opzione, purché venga introdotto dopo il parere del pediatra ed escludendo eventuali allergie o sensibilità, che potrebbero manifestarsi con disturbi digestivi o irritazioni cutanee, come la dermatite da pannolino.

 

I Benefici Nutrizionali del Kiwi per i Bambini

 

Il kiwi è un concentrato di nutrienti essenziali:


Vitamina C – Rafforza il sistema immunitario e favorisce l’assorbimento del ferro da altri alimenti, aiutando a prevenire l’anemia.
Fibre – Supportano il transito intestinale, contribuendo a prevenire la stitichezza.
Potassio, magnesio e calcio – Fondamentali per lo sviluppo osseo e muscolare.
Antiossidanti e fitonutrienti – Proteggono le cellule dallo stress ossidativo e favoriscono il benessere generale.
Acido folico – Indispensabile per la crescita cellulare e lo sviluppo del sistema nervoso.

 

Inoltre, il kiwi ha un naturale effetto rinfrescante e idratante, ideale soprattutto nei periodi caldi. Grazie al suo sapore dolce-acidulo, può essere facilmente combinato con altri frutti o ingredienti, rendendo le pappe più gustose e varie.

 

Vediamo come.

 

PUREA DI KIWI

 

Ingredienti: 1 kiwi fresco (preferibilmente biologico)

 

Sbucciate il kiwi e schiacciatelo con una forchetta o frullatelo fino a ottenere una consistenza morbida. Per una maggiore cremosità e un apporto nutrizionale più ricco, potete aggiungere: 1 banana matura, 1 mela o una pera cotta a vapore e ridotta in purea.

 

Questa combinazione rende il pasto più delicato per lo stomaco e fornisce un mix equilibrato di vitamine e fibre.



 

INSALATINA DI KIWI E FRUTTA

 

Ingredienti: 1 kiwi - 1 pera - ½ banana - 1 o 2 cucchiai di germe di grano o altri cereali tritati - Yogurt intero (opzionale)

 

Sbucciate e tagliate la frutta a cubetti, quindi mescolatela in una ciotola con il germe di grano.

Per una versione più cremosa, potete frullare il tutto e aggiungere yogurt naturale o alla frutta, scegliendo una variante senza zuccheri aggiunti. 



 

DESSERT CREMOSO AL KIWI

 

 Ingredienti: 1 kiwi - ½ tazza di yogurt naturale - 1 goccia di estratto di vaniglia

 

Tagliate il kiwi a cubetti e mescolatelo con lo yogurt e la vaniglia. Potete frullare il tutto per ottenere una consistenza vellutata o lasciare i pezzetti di frutta per una maggiore varietà di consistenze. Questo dessert è perfetto come merenda fresca e leggera.

 

 

 

Il kiwi è un frutto straordinario da introdurre nello svezzamento, ricco di vitamine e minerali essenziali. Grazie alla sua versatilità, può essere facilmente inserito in pappe, puree e dessert, offrendo al bambino un'esperienza gustativa nuova e salutare.

 

 

Buono svezzamento!