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La lotta contro lo spreco alimentare è tra ciò che ci sta più a cuore.
Con questo articolo vogliamo offrirvi soluzioni originali e sostenibili per riutilizzare arance e mandarini anche dopo averli consumati. Questi agrumi, simboli indiscussi della stagione invernale, non solo apportano numerosi benefici al nostro organismo, ma il loro profumo intenso li rende perfetti per utilizzi alternativi in casa e in cucina.
Scopriamo insieme come sfruttare al meglio ogni parte di questi frutti, contribuendo così alla tutela del nostro pianeta.
POT-POURRI PROFUMATO AGLI AGRUMI
Le bucce di arance e mandarini emanano un aroma fresco e persistente, capace di evocare dolci ricordi d’infanzia e l’atmosfera calda delle festività natalizie. Un ottimo modo per valorizzarle è creare un pot-pourri naturale e profumato.
È semplicissimo.
1. Sbucciate arance e mandarini e disponete le bucce su un termosifone o vicino a una fonte di calore per favorirne l’essiccazione. Durante questo processo, l’ambiente si riempirà di un piacevole profumo agrumato.
2. Una volta essiccate, riponetele in un contenitore di vetro o in un sacchettino traforato.
3. Per intensificare l’aroma, potete aggiungere spezie come cannella e anice stellato.
4. I sacchettini profumati possono essere utilizzati per deodorare armadi, cassetti o ambienti domestici.
CANDELE BIOLOGICHE
Le candele, ideali per ottenere un clima riposante e accogliente, si possono realizzare grazie ad arance e mandarini, anche in versione biologica, in poche e semplici mosse.
Materiali necessari:
- Arance o mandarini
- Olio d’oliva
- Coltello
- Accendino
1. Incidete la buccia del frutto a metà lungo tutta la circonferenza, facendo attenzione a non tagliare la polpa.
2. Rimuovete delicatamente entrambe le semisfere di buccia, lasciando il picciolo bianco (che fungerà da stoppino) intatto all’interno.
3. Nella semisfera priva di picciolo, praticate un piccolo foro per facilitare la diffusione della luce.
4. Riempite l’altra metà della buccia con olio d’oliva, facendo in modo che il livello dell’olio arrivi poco al di sotto del picciolo.
5. Inumidite il picciolo con l’olio e accendetelo con un accendino.
6. Sovrapponete la calotta forata sopra la candela accesa per ottenere un effetto luminoso suggestivo.
Il risultato sarà una candela completamente naturale, capace di diffondere un delicato profumo agrumato e creare un’atmosfera accogliente.
DECORAZIONI NATALIZIE
Per il periodo natalizio, c’è un trucco originale e a costo zero per decorare la vostra casa, sfruttando sempre bucce di arance e mandarini.
1. Sbucciate gli agrumi e utilizzate un coppa pasta o delle formine per biscotti per ritagliare sagome decorative (stelle, cuori, alberelli, etc.).
2. Realizzate un piccolo foro sulla parte superiore di ogni sagoma e infilate un filo di spago per creare ghirlande o decorazioni per l’albero di Natale.
3. In alternativa, potete fissare un gancetto in fil di ferro per appendere le decorazioni direttamente ai rami dell’albero.
Queste decorazioni non solo daranno un tocco ecologico e naturale alla vostra casa, ma diffonderanno anche un piacevole aroma di agrumi.
POLVERE AROMATICHE PER LE VOSTRE RICETTE
Le bucce di arance e mandarini essiccate possono essere trasformate in una polvere aromatica versatile, ideale per esaltare il sapore di dolci e piatti salati.
1. Fate essiccare le bucce per circa 24 ore vicino a una fonte di calore o passatele in forno a bassa temperatura per alcuni minuti.
2. Una volta completamente asciutte, tritatele finemente con un mixer fino a ottenere una polvere sottile.
3. Conservate la polvere in piccoli vasetti di vetro in un luogo fresco e asciutto, lontano dalla luce diretta.
Utilizzi consigliati:
- Aggiunta a impasti per torte, biscotti e budini.
- Aromatizzazione di yogurt, gelati e infusi.
- Per insaporire salse, stufati e piatti a base di carne o verdure.
Non vi resta che sperimentare questi metodi sostenibili e condividere il piacere di un approccio più consapevole e rispettoso dell’ambiente. 🌱
Nel 2020 abbiamo imparato a conoscere meglio la nostra dispensa, organizzandola con cura e ottimizzando le provviste per ridurre al minimo le visite al supermercato.
Ma proprio mentre riponiamo al loro posto le nuove provviste, capita di imbatterci in vecchi barattoli, pacchetti e confezioni rimaste lì dentro da chissà quanto tempo. Cosa fare in questi casi?
Tutto dipende dal tipo di alimento. E' fondamentale valutarne la salubrità, l’aspetto e l’efficacia prima di decidere se possono essere ancora utilizzati in cucina o se è giunto il momento di eliminarli.
Di seguito, una guida pratica agli 8 prodotti alimentari da controllare (e, se necessario, buttare), se dimenticati nella dispensa.
1. Lievito
Il lievito, che sia fresco o in polvere, è un ingrediente vivo e, se troppo vecchio, perde la capacità di far lievitare correttamente torte e panificati.
- Lievito in polvere chiuso: può durare fino a un anno a temperatura ambiente.
- Lievito in polvere aperto: meglio utilizzarlo entro un paio di mesi.
Ecco un trucco per verificare che sia ancora attivo: mescolate un pizzico di lievito in acqua tiepida e zuccherata. Se si forma della schiuma, è ancora utilizzabile.
2. Farina
La farina si conserva per circa 6-8 mesi. Dopo questo periodo, il sapore inizia ad essere stantio e potrebbero comparire farfalline e filamenti. Di certo, la durata cambia in base al tipo di farina:
- Farine bianche (0 e 00): subiscono poche alterazioni e durano più a lungo.
- Farine integrali (tipo 1 e 2): facilmente deperibili, tendono a irrancidire in 1-2 mesi, contenendo acidi grassi e una buona quantità di nutrienti.
Consiglio: Dopo l'apertura, conservatele in frigorifero per prolungarne la freschezza.
3. Spezie
A differenza di altri prodotti, le spezie non vanno a male, ma il loro sapore perde di intensità nel tempo, specie se in polvere o macinate. L’ideale è consumarle entro 3 mesi dall'acquisto per ottenere il massimo dell'aroma.
Se il colore inizia a sbiadire (ad esempio, una curcuma o un curry poco brillanti), è il momento di sostituirle.
4. Lenticchie
Le lenticchie secche devono essere conservate in un luogo fresco e asciutto. Se esposte all’umidità, possono assorbire acqua e assumere un sapore acidulo.
L'ideale è consumarle entro un anno dall'acquisto.
5. Riso
Se conservato in una confezione chiusa, può durare a lungo, anche oltre la data di scadenza. Una volta aperto è, invece, meglio consumarlo nel minor tempo possibile: infatti, cambia la sua superficie, richiederà più tempo di cottura, con il rischio di perdere di cremosità.
Suggeriamo di conservarlo in un contenitore ermetico per preservarne la qualità.
6. Bicarbonato
Come il lievito, il bicarbonato perde d'efficacia con il tempo. Sebbene non rappresenti un rischio per la salute, un bicarbonato che ha superato la data di scadenza rende meno soffici torte e dolci.
Consigliamo di utilizzarlo non oltre 6 mesi dall'apertura.
7. Aceto
L'aceto, di nuovo come il lievito, è un ingrediente vivo e ricco di microorganismi. Sebbene non possa andare a male, può fermentare e sviluppare la “madre”, ovvero un accumulo di lieviti leggermente viscidi ma totalmente innocui. Può scolorire o sviluppare dei sedimenti e variazioni nel profilo aromatico.
Consigliamo di conservarlo in frigorifero per rallentarne la fermentazione.
8. Caffè
Al momento della macinazione, il caffè inizia a perdere nutrienti e intensità di sapore. Per poterlo conservare al meglio, lasciatelo all’interno della confezione originale, progettata per agevolare la fuoriuscita di gas e non far penetrare la luce.
Consigliamo di conservarlo in un luogo fresco e buio, come il frigorifero, per evitare che il calore faccia irrancidire gli acidi grassi contenuti nei chicchi di caffè (e, naturalmente, nella polvere macinata).
Abbiamo imparato a riconoscere gli alimenti dimenticati in dispensa: un ottimo modo per ridurre sprechi e organizzare meglio la nostra cucina.
Con un po' di attenzione, possiamo evitare di buttare via cibo ancora buono e migliorare la qualità dei nostri piatti.
Oggi vi proponiamo una ricetta ispirata al plumcake allo yogurt di Benedetta Rossi, celebre cuoca, blogger, conduttrice televisiva e scrittrice italiana, nota per il suo blog di cucina Fatto in casa da Benedetta.
Il nostro plumcake integrale allo yogurt di melagrana è un dolce semplice e genuino, perfetto per essere gustato sia a colazione che a merenda.
In questa versione utilizziamo farina integrale di grano russello macinato a pietra, una varietà tipica dell’entroterra siciliano. Il grano russello è una cultivar tipico dell’entroterra siciliano e deve il suo nome alla sua spiga dal colore rossastro. Il grano russello, noto per la sua spiga dal caratteristico colore rossastro, è una delle cultivar più antiche dell’isola, insieme alla Timilia. I prodotti a base di queste due cultivar mediterranee si distinguono per l’alta digeribilità, l’aroma intenso e un gusto inconfondibile, oltre a un tempo di conservazione più lungo rispetto ad altre farine.
A rendere speciale il nostro plumcake è l’aggiunta di yogurt di soia alla melagrana, che dona una consistenza soffice e un piacevole tocco di freschezza tipico di questo frutto.
Ingredienti
- 200 g di farina integrale di grano russello macinata a pietra
- 1 vasetto di yogurt di soia alla melagrana (in alternativa, yogurt di latte intero)
- 80 g di olio di semi di girasole alto oleico
- 50 g di latte (oppure bevanda vegetale di soia, riso o avena)
- 80 g di zucchero di canna grezzo
- 8 g di cremor tartaro
- Zucchero a velo q.b.
Preparazione
1. In una ciotola capiente o nella planetaria, iniziate a lavorare lo zucchero di canna con lo yogurt di melagrana, utilizzando una frusta. Aggiungete l’olio di semi e una parte del latte o della bevanda vegetale. Mescolate bene.
Unite gradualmente la farina a pioggia, continuando a mescolare per evitare grumi. Aggiungete, infine, il cremor tartaro e lavorate il composto fino a ottenere un impasto liscio e omogeneo. Se necessario, regolate la consistenza aggiungendo un po’ di latte.
2. Ungete e infarinate uno stampo da plumcake, e versatevi all’interno l’impasto. Livellate delicatamente la superficie con una spatola.
Mettete lo stampo in forno preriscaldato a 180°C in modalità ventilata e lasciate cuore per circa 30 minuti. Al termine della cottura, lasciate raffreddare il plumcake nello stampo. Per verificare la cottura, fate la prova dello stecchino: se esce pulito, il dolce è pronto.
3. Una volta intiepidito, estraete il plumcake dallo stampo e adagiatelo su un piatto da portata. Spolveratela superficie con zucchero velo e servitevi con la prima fetta ancora tiepida.
Cosa c’è di più buono di un dolce leggero, genuino e fatto in casa?
Il 20 Novembre si celebra ovunque la Giornata Mondiale dell’Infanzia, istituita dall’Onu nel 1954 – allora Giornata Universale dei Bambini.
Questa ricorrenza rappresenta un’occasione unica per sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti dei bambini e per promuovere azioni concrete che possano migliorare il loro benessere, come studi e ricerche volti a garantire una crescita sana e felice.
L’articolo di oggi si concentra su un tema cruciale per il benessere infantile: la corretta alimentazione, prendendo spunto dalla dieta mediterranea, un modello alimentare riconosciuto a livello mondiale per i suoi benefici sulla salute.
L’importanza di una Dieta Equilibrata
Recenti studi affermano che un terzo dei bambini italiani ha problemi di peso, con il rischio di sviluppare malattie e disturbi in età adulta.
Tra questi, l’obesità infantile è uno dei fattori di rischio più rilevanti, associato a patologie come il diabete di tipo 2, problemi cardiovascolari e disturbi metabolici.
Un rimedio efficace per contrastare questi problemi è rappresentato dalla dieta mediterranea, un tipo di alimentazione ricca di nutrienti genuini che, oltre a garantire sazietà, promuove uno stile di vita sano.
Non si tratta solo di un modello per i bambini, ma di una filosofia alimentare che giova anche agli adulti.
Cibi ultra-processati come merendine, snack confezionati, patatine e biscotti, ricchi di zuccheri, sodio e grassi, contribuiscono all’aumento di peso e possono favorire l’insorgenza di malattie.
Al contrario, la dieta mediterranea offre una varietà di ingredienti freschi e nutrienti, capaci di soddisfare il palato senza compromettere la salute.
La dieta mediterranea si distingue per la sua versatilità e per la ricchezza degli alimenti che la compongono. Frutta e verdura di stagione, cereali integrali, semi, olio extravergine d’oliva, pesce, carne bianca, legumi e latticini a basso contenuto di grassi sono i pilastri di questo sistema alimentare.
Il consumo di carni rosse e grassi animali, invece, deve essere moderato.
Le verdure, in particolare, sono protagoniste di ogni pasto e svolgono un ruolo fondamentale nel controllo del peso, grazie al loro contenuto di fibre che saziano e riducono il desiderio di snack fuori orario.
Anche i cereali integrali e le proteine magre completano un quadro nutrizionale ideale per supportare la crescita dei bambini.
DI seguito, una breve guida pratica per una giornata alimentare equilibrata, redatta con i nostri specialisti della nutrizione.
1. Colazione
Il latte è fonte di calcio, fondamentale per le ossa nella fase di crescita. per chi lo trova difficile da digerite, ci sono ottime alternative come yogurt bianco e latte d’avena, fonte di calcio e ferro.
Una colazione completa potrebbe includere fiocchi d’avena, scaglie di cioccolato fondente o cocco grattugiato, cannella e banana, accompagnati da una spremuta fresca o un infuso alla menta.
2. Pranzo e Cena
Regola dei pasti principali è variare gli alimenti, soprattutto in base alla stagionalità.
Un piatto unico equilibrato può essere un’insalata di cereali o di riso o un piatto di pasta, accompagnato in misura adeguata da verdure di stagione, proteine della carne e dei suoi derivati, pesce o legumi.
Ancora un filetto di pesce con contorno di verdure, un cucchiaio di riso o una porzione di patate al forno, rappresenta un pasto completo, nutriente e genuino.
Altre opzioni creative includono frittate con verdure, pizzette di cavolfiore e polpette vegetali.
3. Merende e Fuori Pasto
Per i bambini che praticano sport, un piccolo panino integrale con confettura e ricotta o due fette biscottate sono scelte ideali. In alternativa, un frutto fresco o uno yogurt soddisfano la fame senza eccedere nelle calorie.
La Giornata Mondiale dell’Infanzia ci invita a riflettere sul ruolo fondamentale che l’alimentazione riveste nella vita dei bambini, non solo per il loro benessere fisico, ma anche per il loro sviluppo emotivo e sociale. In un mondo che corre sempre più veloce, fermarsi per promuovere la salute e i diritti dei bambini è un gesto di grande valore culturale e umano.
La dieta mediterranea non è solo un modello alimentare, ma un patrimonio intangibile che ci insegna il rispetto per la natura, per il cibo e per le generazioni future.
Oltre ad essere estremamente versatili in cucina, i legumi rappresentano un alimento indispensabile per un'alimentazione sana. Sono una delle alternative più economiche e sostenibili a carne e pesce, diventando fondamentali nelle diete vegetariane e vegane.
Ceci, lenticchie, piselli e fagioli: sono un’eccellente fonte di proteine vegetali.
Prima di suggerirvi ricette sane e gustose per trasformarli in piatti invitanti, parliamo di dosi e quantità consigliate per un corretto utilizzo.
Gli esperti raccomandano una porzione di circa 100 - 120 grammi di legumi cotti. Chi segue una dieta vegetariana dovrebbe consumarli almeno 2 - 3 volte alla settimana, mentre chi adotta uno stile alimentare vegano, dovrebbe includerli praticamente tutti i giorni. Per chi segue una dieta onnivora, si consigliano almeno 2 - 4 porzioni settimanali, da utilizzare come parti di un primo o secondo piatto, ma non come sostituti delle verdure.
La categoria dei legumi, tutt'altro che monotona, include oltre ai classici ceci, lenticchie e fagioli, anche piselli, arachidi (spesso erroneamente associati alla frutta secca), fagiolini, fave, carrube (ottima alternativa al cioccolato) i lupini, cicerchia, taccole e, naturalmente, la soia.
Per esempio, iniziare la giornata con un bicchiere di latte di soia, equivale già a consumare una prima “porzione” di legumi.
Passando ai piatti da creare con i legumi, alcuni dei nostri preferiti includono, oltre alla pasta e fagioli, classico invernale della cucina italiana, anche:
- hamburger di lenticchie
- lenticchie brasate e pancetta affumicata
- hummus di ceci
- vellutata o crema di piselli
- purea di fave
E se c'è spazio per il dolce, non può mancare il plumcake alla carruba.
Articolo della dott.ssa Monica Martino
Biologa e Consulente per aziende agroalimentari e Food Blogger.
IG: @bionutrichef
La sensibilità ad alcune sostanze viene spesso confusa con un’allergia, in quanto le sintomatologie possono essere simili. ma da un punto di vista fisiologico la differenza sta nel fatto che non è coinvolto il sistema immunitario.
Oggi, poniamo l’attenzione su dei derivati utilizzati come conservanti, ma che sono presenti anche in natura. Stiamo parlando dei solfiti: vediamo cosa sono e che disturbi possono provocare.
Proprietà dei solfiti
L’anidride solforosa (E220) e i solfiti (da E221 a E228) trovano impiego nell’industria alimentare come conservanti ad azione antimicrobica, antienzimatica e antiossidante quindi vengono utilizzati per inattivare muffe, lieviti e batteri, per mantenere il colore dei cibi e proteggerli dall’imbrunimento. In base alla concentrazione delle sostanze, possono avere proprietà batteriostatiche (impedire la crescita dei microrganismi) o battericide (provocarne la morte).
Utilizzo dei solfiti e la loro presenza in natura
L’anidride solforosa e i solfiti vengono molto usati per mantenere intatto il colore della frutta e della verdura, anche se la principale e più antica applicazione è nel processo di vinificazione.
I solfiti (in forma solida come polvere), una volta immersi in soluzione acida, liberano anidride solforosa e in questo modo inibiscono l’azione fermentativa dei lieviti presenti sulla buccia degli acini, che potrebbe conferire al prodotto finito aromi alquanto sgradevoli.
Una volta inibiti questi microrganismi, si aggiungono al mosto ceppi di lieviti selezionati, i quali non vengono danneggiati a contatto con i solfiti e che sono in grado di conferire al vino l’aroma ricercato. Alcuni di essi hanno addirittura la capacità di generarli e quindi possiamo certamente dire che la presenza dei solfiti nel vino è normale in quanto prodotti naturalmente nella bevanda stessa.
Comunque prima dell’imbottigliamento, il vino potrebbe essere ancora trattato con i solfiti in modo da arrestare nuovi processi fermentativi e di conseguenza migliorarne la conservazione.
I solfiti fanno parte della composizione chimica anche dei seguenti alimenti:
- aceto di vino
- sidro
- birra
- succhi di frutta
- frutta disidratata, secca e candita
- frutti di mare, gamberi e altri crostacei, baccalà
- verdura conservata
- funghi secchi
- uvetta
- prodotti a base di carne
Reazioni avverse ai solfiti
I solfiti rientrano nella lista dei nove allergeni alimentari più diffusi, anche se la reazione avversa più comune non è effettivamente considerata una vera e propria allergia: solo una piccola percentuale di popolazione risulta effettivamente positiva al test per l’allergia cutanea (e quindi su base immunologica). In questo contesto quindi è più consono utilizzare il termine "sensibilità", poiché non si può parlare di vera e propria allergia, ma di una reazione avversa che scatena sintomi pseudoallergici. L’anafilassi e altre reazioni gravi sono invece piuttosto rare.
Nei soggetti sensibili ai solfiti (stimati intorno allo 0,05-1%), per esempio, il biossido di zolfo, il quale si sviluppa reagendo con gli acidi, possiede proprietà sbiancanti e battericide, ma anche fortemente irritanti. Il contatto dei solfiti alimentari con l’acidità gastrica genera una certa quantità di anidride solforosa, tra i gas più efficaci nell’indurre attacchi di broncospasmo nei soggetti che soffrono di asma (si stimano fino al 5% delle persone). Sono particolarmente esposti al rischio di subire questo genere di reazioni anche coloro che sono allergici all’aspirina.
Già nel 1984, sul Journal of Allergy and Clinical Immunology veniva approfondito il rapporto tra asma e solfiti. L’esperimento ha coinvolto un gruppo di asmatici a cui sono stati somministrati tra i 5 e i 100 mg di solfiti, la dose che secondo i ricercatori una persona normalmente potrebbe consumare durante un pasto in un ristorante. Dopo circa 10-20 minuti dall’assunzione dei sali di solfiti, i partecipanti risultavano aver sperimentato severi attacchi di asma. Il gruppo scelto aveva già manifestato attacchi d’asma intensi dopo aver mangiato al ristorante, ma non presentava altre caratteristiche distintive. I pazienti sono risultati negativi agli anticorpi IgE, quindi non si era in presenza di allergia, così gli studiosi hanno escluso sensibilità verso altre sostanze come aspirina, antinfiammatori non steroidei, glutammato monosodico e altro. Gli attacchi d’asma risultano essere continuati anche tempo dopo l’assunzione dei sali. La stessa ricerca, inoltre, citava un altro gruppo che invece ha presentato attacchi d’asma più lievi dopo il consumo di solfiti, rimarcando il rapporto tra il disturbo respiratorio e questi additivi. Secondo i ricercatori la causa di ciò risiederebbe nelle trasformazioni chimiche che i solfiti subiscono durante la digestione.
Oltre alle emicranie benigne e alle crisi asmatiche, i sintomi della sensibilità ai solfiti possono essere: orticaria, nausea, vomito, sudorazione intensa, vampate di calore e ipotensione. I sintomi si manifestano generalmente entro 15-30 minuti dall’ingestione.
Proprio per queste problematiche associate alla presenza dei solfiti come conservanti in cibi e bevande, i produttori alimentari sono per legge obbligati a dichiararli in etichetta; in particolare, tale obbligo vige qualora la concentrazione di anidride solforosa nell’alimento superi i 10 mg/L o i 10 mg/kg (risultato dei solfiti naturalmente presenti nei cibi sommati a quelli aggiunti).
Le insalate, o insalatone, appresentano un’icona della cucina mediterranea, perfette in ogni stagione e ricche di nutrienti fondamentali per la nostra salute. Semplici, colorate e versatili, sono un piatto che unisce gusto e benessere in un’unica preparazione.
La ricetta che proponiamo oggi celebra la semplicità e l’italianità, utilizzando ingredienti simbolo del patrimonio agroalimentare del Sud Italia.
Protagonisti di questa insalata sono tre eccellenze italiane: il pomodoro Piccadilly, la cipolla di Tropea IGP e il basilico fresco, arricchiti dal profumo dell’origano e dal tocco genuino dell’olio extravergine d’oliva.
POMODORO PICCADILLY
Il pomodoro Piccadilly è un tesoro dell’orticoltura campana, discendente dell’antico pomodoro “Vesuviano”. I suoi grappoli, composti da 15-20 frutti ovali, si distinguono per il sapore dolce e intenso. Perfetto per salse, insalate e piatti freddi, questo pomodoro è ricco di vitamine (A, C ed E) e sali minerali, vanta proprietà antiossidanti e antitumorali.
La presenza del licopene, un potente antiossidante naturale, lo rende un alleato nella prevenzione di molte malattie degenerative.
CIPOLLA DI TROPEA IGP
Iconica per il suo color porpora brillante e il sapore dolce, la Cipolla di Tropea IGP è un ingrediente immancabile nelle ricette tradizionali del Sud Italia.
Oltre a impreziosire l’insalata con il suo gusto unico, questa cipolla è un concentrato di salute: è diuretica, antinfiammatoria, antibatterica e stimola il sistema immunitario.
Ricca di composti solforati e antiossidanti, contribuisce alla riduzione dell’infiammazione e al controllo del colesterolo.
BASILICO & ORIGANO
A dare un tocco aromatico e inconfondibile alla nostra insalata sono il basilico e l’origano, due erbe che racchiudono un mondo di proprietà benefiche. Il basilico, ricco di vitamine (A, C, K) e sali minerali, ha un’azione digestiva e antinfiammatoria.
L’origano, invece è calmante, vitaminico e vanta proprietà antimicrobiche.
LA RICETTA
Ingredienti (per 4 persone)
- 300 g di pomodori Piccadilly
- 1 cipolla rossa di Tropea IGP
- 1 rametto di foglie di basilico
- Origano q.b.
- Olio extravergine d’oliva q.b.
- Sale fino q.b.
Preparazione
- Mondate e lavate i pomodori, la cipolla ed il basilico sotto acqua corrente.
- Tagliate i pomodori a spicchi e la cipolla a fettine sottili. Per un gusto più delicato, potete immergere le fettine di cipolla in acqua fredda per qualche minuto prima di aggiungerle all’insalata. n una ciotola capiente, unite i pomodori e la cipolla.
- Aggiungete le foglie di basilico spezzettandole delicatamente con le mani per preservarne l’aroma. Completate con una generosa manciata di origano.
- Condite l’insalata con olio extravergine d’oliva e un pizzico di sale. Mescolate delicatamente per amalgamare i sapori, lasciando riposare l’insalata per qualche minuto prima di servirla.
Che sia estate o inverno, portare in tavola questa insalata significa prendersi cura di sé stessi e celebrare le eccellenze agroalimentari italiane.
Un piatto che racchiude il sole, i profumi e la tradizione del Mediterraneo, ricordandoci quanto sia importante nutrire il corpo e l’anima con cibi di qualità.
È risaputo che un’alimentazione corretta e bilanciata è lo strumento più efficace nel controllo del peso corporeo e nel mantenimento di uno stato di salute ottimale.
Nutrizionisti e dietologi raccomandano il consumo di almeno due porzioni di verdura al giorno, scegliendo prodotti di stagione.
In questo modo, non solo si soddisfa il fabbisogno del nostro organismo di vitamine e minerali essenziali, ma si riducono anche i costi, evitando di acquistare prodotti fuori stagione, spesso importati da altre regioni d'Italia o del mondo, con un impatto ambientale e economico positivo.
Oggi parliamo del cavolo cappuccio, un ortaggio dalle straordinarie proprietà nutrizionali e dal sapore delicato, che si distingue per la sua versatilità in cucina.
Si tratta forse della varietà più comune e facilmente reperibile, disponibile in due varianti principali:
- Il cavolo cappuccio bianco, caratterizzato da un sapore più deciso e una consistenza croccante.
- Il cavolo cappuccio rosso (o viola), dal gusto più delicato e ricco di antiossidanti, che conferiscono il suo tipico colore vivace.
Ma Quanti tipi di cavoli esistono?
Il mondo dei cavoli è estremamente variegato e comprende diverse varietà, ciascuna con caratteristiche specifiche e sapori unici. Tra le più conosciute il cavolo verza, il cavolfiore, il broccolo romanesco e quello toscano, tutte verdure ricche di nutrienti e adatte a molteplici preparazioni culinarie.
Proprietà e benefici
Il cavolo cappuccio è un alimento ipocalorico e ricco d'acqua (oltre il 90% del suo peso), rendendolo perfetto per chi segue una dieta ipocalorica. È ricco di fibre e fonte di Vitamina C e precursori della vitamina A.
Favorisce, quindi, la digestione, supporta il sistema immunitario e, grazie ai suoi minerali essenziali, come potassio, calcio e fosforo, contribuisce al benessere delle ossa e del sistema cardiovascolare.
È un ingrediente drenante e depurativo, e ancor più importante è ricco di proprietà antitumorali, con particolare efficacia nella prevenzione del tumore al colon grazie alla presenza di composti antiossidanti.
Versatile e gustoso, il cavolo cappuccio si presta a molteplici preparazioni culinarie, adattandosi sia a piatti freddi che caldi.
Ecco alcune idee per utilizzarlo al meglio
- Crudo, tagliato finemente a julienne e condito con olio d'oliva, sale, limone e qualche filetto di acciuga o pesce azzurro sott'olio.
- Come contorno, saltato in padella con olio extravergine d'oliva, aglio e peperoncino, per un piatto semplice ma gustoso.
- Per la preparazione dei crauti, fermentati con sale e spezie, un piatto tipico della tradizione germanica perfetto per accompagnare carni saporite.
- Nelle torte salate, aggiunto a impasti rustici con formaggi e spezie.
- Nelle zuppe e minestre, magari arricchito con pancetta croccante per un tocco di sapore in più.
- Il cavolo rosso, ideale per vellutate dal colore accattivante o per piatti dolci come il cavolo rosso stufato con mele e spezie, perfetto come accompagnamento ai secondi piatti.
Insomma, il cavolo cappuccio non è solo un ortaggio economico e nutriente, ma anche un ingrediente straordinario per arricchire la nostra dieta con gusto e creatività.