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Cartocci di Cavolfiore al Forno in Pastella Integrale
Cartocci di Cavolfiore al Forno in Pastella Integrale

Il cibo di strada affonda le sue radici in tradizioni antiche, sia in Italia che nel resto del mondo, e negli ultimi anni ha conquistato un successo straordinario nelle nostre piazze e nei mercati.

Mangiare con le mani in contesti informali e rilassanti continua a piacerci.

 

Lo street food è sinonimo di immediatezza: è "qui, adesso e subito". Rappresenta condivisione, socializzazione, cultura di luoghi e popoli.

 

In Italia, gli eventi dedicati allo street food sono ormai innumerevoli: camioncini, bancarelle e ristorantini su quattro ruote diffondono nell'aria irresistibili profumi di fritture, cotture al forno e alla piastra. Anche le librerie sono invase da pubblicazioni a tema, segno di un interesse sempre crescente.

Mangiare per strada è parte della nostra cultura, un modo di nutrirci e divertirci che ci rallegra e che si adatta bene ai tempi di crisi economica. Gli esperti concordano: il successo dello street food risiede nella sua accessibilità economica, nella rapidità, nell'immediatezza e nel suo potere di comfort food.

 


Anche grandi chef si sono confrontati con lo street food replicando ricette tradizionali o creando nuove proposte ad hoc, contribuendo ad ampliare e innovare il concetto stesso.

Da pane e panelle allo gnocco fritto, dalle bombette pugliesi alla farinata, dalle olive all’ascolana alle pizze fritte, dagli arrosticini di pecora alle piadine, dai gofri alle miacce piemontesi fino agli internazionali hot dog e bretzel, i confini dello street food si sono espansi.

Tutto può diventare street food. La strada si è trasformata in una vera alternativa alla tavola: possiamo gustare agnolotti piemontesi, orecchiette baresi, sushi, paella e molto altro in pratici cartocci e contenitori.

 


Oggi, proviamo a portare un po’ di strada nelle vostre case con una proposta semplicissima: cartoccio di cime di cavolfiore lessato, rivestite con una sottile pastella a base di farina integrale. La cottura è al forno: leggerissima.

 

Buona passeggiata tra le mura domestiche!

 

Ingredienti (per 4 persone)

 

  • 1 cavolfiore di circa 650 gr
  • 150 ml di acqua
  • 120 g di farina integrale
  • 2 cucchiai di Olio extravergine di oliva
  • 1/2 cucchiaino di lievito per dolci
  • Sale fino q.b.
  • Pepe nero macinato al momento q.b.

 

Preparazione

 

1. Eliminate le foglie e il torsolo dal cavolfiore (potete riutilizzarli per minestroni o una vellutate) e dividetelo in cime non troppo piccole e uniformi.

Lessatele in abbondante acqua leggermente salata per circa 10 minuti, fino a renderle tenere ma ancora croccanti.

Scolatele e lasciatele raffreddare.

 

2. Preriscaldate il forno a 180° in modalità ventilata. Nel frattempo mescolate la farina e il lievito, aggiungendo poca acqua alla volta per ottenere una pastella liscia e priva di grumi.

La consistenza dovrà essere tale da velare il cucchiaio e aderire bene alle cime di cavolfiore.

 

3. Aggiungete l'olio, il pepe macinato fresco e una generosa presa di sale. Continuate a mescolare.

 

4. Immergete delicatamente le cime di cavolfiore nella pastella, eliminando l'eccesso.

Disponetele su una teglia foderata con carta da forno e cuocetele a 180°C per 20 minuti.

 

5. Preparate due cartocci con carta per fritti.

 

6. Spostate la teglia nella parte alta del forno e completate la cottura sotto il grill molto caldo fino a ottenere una leggera doratura. Sfornate, regolate di sale se necessario e trasferite le cime nei cartocci.

Servitele subito per assaporarne la croccantezza e il gusto autentico.

 

 

Tips & Abbinamenti

 

Si consiglia di abbinarlo con

  • Salsa allo yogurt e limone
  • Salsa tahina (per un tocco mediorientale)

 

Per accompagnare, un bicchiere di vino bianco fresco e fruttato, come un Vermentino di Gallura DOCG o un Sauvignon Blanc, completerà perfettamente l'esperienza.

 

Pelle Liscia Come una Pesca
Pelle Liscia Come una Pesca

Nella cultura cinese, il dio della longevità, Shou Xing, è spesso rappresentato cone in mano una pesca dorata, un frutto che, secondo una leggenda antica, maturerebbe solo ogni 3000 anni.

In Cina, il pesco è da sempre considerato l’albero dell’immortalità, e il suo frutto è diventato un potente simbolo di buon auspicio, ricchezza e longevità.


La pesca ha un’antica storia di diffusione: originaria della Cina, giunse in Persia e, da lì, raggiunse l’Europa. Secondo alcune fonti, arrivò a Roma già nel I secolo a.C., mentre si diffuse nell’intero Mediterraneo grazie ad Alessandro Magno. Curiosamente, il nome “pesca” deriva proprio dal termine “Persia”, terra da cui questo frutto veniva inizialmente importato. Ancora oggi, in molti dialetti italiani troviamo tracce di questa origine etimologica: ad esempio, il termine persica in romanesco o persiga in genovese.

 

Frutto estivo per eccellenza, la pesca, in natura, si distingue per le numerose varietà, dono della biodiversità dell’area mediterranea. Ciascun tipo si distingue per forma, consistenza, colore e sapore.

  • Nettarina o pesca noce, dalla polpa bianca o gialla, con pelle liscia e tendente al rosso. In Emilia-Romagna questa varietà è oggi certificata come Nettarina di Romagna IGP (indicazione geografica protetta.

 

  • Merendella: pelle liscia, di un colore tra il bianco e il verde, è un frutto nato dall’unione tra la pesca e la mela. È un varietà pregiata, coltivata solo in Calabria.

 

  • La percoca, con polpa gialla attaccata al nocciolo e pelle gialla, a tratti striata di rosso o verde. È riconosciuta come PAT (prodotto alimentare tradizionale) in Campania e in Puglia. Viene spesso consumata immersa nel vino rosso.

 

  • La pesca gialla, con polpa carnosa e pelle vellutata.

 

  • La pesca bianca, con polpa bianca e presenza di filamenti, pelle rossastra. È una tipologia tardiva.

 

  • Saturnina o pesca tabacchiera: dalla forma schiacciata e dal sapore deciso, viene coltivata alle pendici dell’Etna. Grazia alla sua spiccata dolcezza, viene utilizzate per preparare granite e gelati.

 

  • La pesca di Bivona o Montagnola, con polpa bianca e pelle giallo-verde-bianca, è una particolare varietà prodotta a Bivona, in provincia di Agrigento. Da poco, è entrata nelle cultivar certificati come Bivona IGP (indicazione geografica protetta).

 

Oltre alla sua irresistibile consistenza e ad un gusto squisito, le pesche vantano straordinarie proprietà benefiche. Sono frutti ipocalorici ma ricchi di vitamine (A, B1, B2, C, K, E, PP) e minerali come fosforo, magnesio, manganese, zolfo, potassio e ferro, che contribuiscono al benessere generale del nostro organismo.

Si utilizza anche nella cosmesi naturale sotto forma di maschere per il viso, come shampoo o bagnoschiuma, grazie alle sue proprietà emollienti e nutrienti

 

Oggi, vi proponiamo di cimentarvi nella produzione di maschere per il viso fai da te. Lasciamo il grembiule in cucina e dedichiamoci alla nostra pelle per renderla liscia come una pesca.


Maschera nutriente per il viso

 

Ingredienti

  • 1 pesca matura
  • 1 cucchino di olio extravergine d’oliva

Pelate una pesca matura e riducete la polpa in crema aiutandovi con una forchetta o un frullatore.

Mettete il composto in un piattino e aggiungete un cucchiaio d’olio extravergine d’oliva. Mescolate fino a ottenere un composto omogeneo.

Applicate sul viso pulito, distribuendo il prodotto con cura. Lasciate in posa per 15-20 minuti, quindi risciacquate con acqua tiepida.  

Questa maschera, semplice e veloce da preparare, lascerà la vostra pelle vellutata, nutrita e luminosa.  

 


Maschera riequilibrante per capelli grassi

 

Ingredienti

  • 2 pesche
  • 1 cucchiaio di argilla verde (o 1 cucchiaio di yogurt bianco)
  • Succo di ½ limone

 

Pelate le pesche e schiacciate la polpa in un piattino.

Aggiungete il succo di mezzo limone e un cucchiaio di argilla verde (o yogurt) e mescolate fino a ottenere una pasta uniforme.

Applicate sui capelli umidi prima dello shampoo, distribuendo il prodotto sul cuoio capelluto e sulle lunghezze. Lasciate in posa per 20-30 minuti.

Dopo lo shampoo, noterete subito un cuoio capelluto rinvigorito e liscio come la seta.

 


Con queste ricette, la pesca si conferma non solo un frutto delizioso ma anche un alleato prezioso per la nostra bellezza e salute.

Cosa si mangia il 1° Maggio?
Cosa si mangia il 1° Maggio?

Un po' di Storia

 

La Festa dei Lavoratori, istituita in occasione della Seconda Internazionale di Parigi del 1889, si celebra, ogni anno, il 1º maggio in numerosi paesi del mondo, per commemorare le lotte per i diritti dei lavoratori e le conquiste ottenute nel tempo.

 

Il cammino verso la dignità sul lavoro cominciò negli Stati Uniti, dove il 1º maggio 1867, nello Stato dell’Illinois, fu approvata una legge che introdusse, per la prima volta, la giornata lavorativa di otto ore. A Chicago, circa 10.000 operai sfilarono per le strade rivendicando la riduzione dell’orario di lavoro da 12 a 8 ore, una richiesta nata dalla necessità di porre fine alle condizioni lavorative estenuanti.

 

Pochi anni dopo, sempre a Chicago, il 1º maggio 1886, migliaia di lavoratori scesero nuovamente in piazza.  La protesta, che avrebbe dovuto essere pacifica, degenerò: durante uno sciopero nella fabbrica McCormick, la polizia aprì il fuoco sui manifestanti. Nei giorni successivi, durante un comizio in piazza Haymarket, l’esplosione di una bomba causò ulteriori morti e feriti. Le repressioni furono feroci, culminando nell’impiccagione di alcuni attivisti, che passarono alla storia come i "martiri di Chicago".

 


In Italia, la giornata lavorativa di otto ore fu introdotta solo nel 1919. Durante il regime fascista, la Festa dei Lavoratori fu soppressa, ma venne ripristinata ufficialmente con la proclamazione della Repubblica, diventando un simbolo di libertà e giustizia sociale.

 

Cibo e 1º Maggio: Tradizioni Locali



Sebbene il 1º maggio non sia legato a tradizioni gastronomiche condivise su scala nazionale, il cibo occupa comunque un ruolo importante, spesso associato a momenti conviviali e gite fuori porta. Tra le immagini più tipiche ci sono grigliate all’aperto, con carne, pesce o verdure, torte rustiche, panini e piatti semplici.


Tuttavia, in alcune regioni italiane, il 1º maggio è celebrato con piatti tradizionali dal forte valore simbolico e storico.

 

  • A Roma e Lazio, la festa implica scampagnate con annessa abbuffata di fave e pecorino. In particolare, le fave celebravano la dea Flora, protettrice della natura e della rinascita. Il pecorino si lega e viene generalmente associato a questo territorio. Oggi, questo ingrediente di tante ricette è infatti certificato come Pecorino Romano D.O.P. (denominazione di origine protetta).

 

  • A Teramo protagonista è il piatto delle Virtù, una ricca zuppa che mescola legumi secchi e freschi, circa venti varietà di verdure, cotenne e pasta all’uovo. Originariamente un piatto “di recupero” oggi è una prelibatezza celebrativa della primavera.

 

  • A Leni, sull’isola di Santa Marina Salina, per il primo maggio si prepara la tipica “tavuliata”, una tavolata per i poveri durante la quale ai fedeli viene offerta soprattutto pasta con ceci e legumi vari. L’origine religiosa si questa celebrazione si deve a Papa Pio XII, il quale il 1° maggio istituì la festa di San Giuseppe artigiano, per far sì che la Festa del Lavoro potesse essere condivisa anche dai cattolici.

 

  • A Montemaggiore Belsito (Palermo), invece, si può gustare “la ghiotta”: antipasto preparato con più di dodici ingredienti, tra verdure e frutta secca.

 

  • A Forlì, il primo maggio coincide anche con la festa del Santo Patrono della città che si celebra con la Sagra dei Cedri, un’occasione per gustare prelibatezze a base di questo agrume.

 

  • In provincia di Tuoro (Sardegna), c’è la festa di San Francesco a Lula. In onore del santo si mangia il su filindeu, una minestra cotta nel brodo di pecora e condita con formaggio, ed il su zurrette, un sanguinaccio.

 

  • A Volterra (Toscana) non c'è 1° maggio senza trippa al sugo, un piatto che rende omaggio ai lavoratori delle cave di alabastro. La trippa è servita insieme a baccelli, formaggi, affettati e vino, ma attenzione: questa colazione abbondante si consuma di prima mattina, per iniziare la giornata con energia!

 


Buon 1° maggio a tutti!

 

La Festa dei Lavoratori è una giornata di riflessione, condivisione e convivialità. Che sia attraverso una passeggiata in mezzo alla natura, una ricca grigliata tra amici o una celebrazione delle tradizioni locali, è un momento per ricordare il valore del lavoro e le conquiste sociali che hanno migliorato le nostre vite.

Carbonara Day - Il Raviolo Aperto di Gualtiero Marchesi
Carbonara Day - Il Raviolo Aperto di Gualtiero Marchesi

Oggi, in tutto il mondo, si celebra il Carbonara Day, una festa internazionale dedicata a uno dei piatti simbolo della cucina italiana: la Carbonara.

 

Istituita dall’Unione Italiana Food e dall’International Pasta Organisation, questa giornata è un’occasione per celebrare la creatività e l’eccellenza della nostra tradizione culinaria. 

Per rendere omaggio a questa ricorrenza, vi proponiamo una rivisitazione gourmet della carbonara, firmata da Monica Martino, autrice del blog Esperimenti in cucina – Una biologa ai fornelli. La sua reinterpretazione si ispira alla filosofia della “nuova cucina italiana” di Gualtiero Marchesi, celebre per la capacità di scomporre e reinterpretare i piatti, esaltando ogni ingrediente nella sua unicità.

 

Il risultato è il raviolo aperto alla carbonara, un piatto che combina due sfoglie di semola, un cuore cremoso di carbonara e il guanciale croccante. La decorazione riprende gli ingredienti del ripieno, sottolineando l’identità prorompente di questa icona gastronomica. 

 

Ingredienti Per La Sfoglia (per 10 ravioli grandi)

 

  • 100 g di semola di grano duro macinato a pietra
  • Acqua a temperatura ambiente q.b.
  • Pepe misto creola grattugiato al momento q.b.

 

Ingredienti per il ripieno e la decorazione

 

  • 5 tuorli d’uovo a pasta gialla
  • 100 g di Pecorino Romano DOP grattugiato + altro per la crema alla gricia
  • 150 g di guanciale (possibilmente di Amatrice o di Norcia)
  • Pepe misto creola grattugiato al momento q.b.
  • Scaglie di Pecorino Romano DOP

 

INIZIAMO!

 

1, Preparare la sfoglia

 

Disponete la semola su una spianatoia, creando un cratere al centro. Aggiungete un po’ d’acqua e pepe nero macinato. Mescolate con una forchetta e lavorate fino a ottenere un panetto omogeneo. Avvolgete l’impasto nella pellicola da cucina e lasciatelo riposare per circa 30 minuti.

 

2. Preparare il guanciale

 

Tagliate il guanciale a listarelle, ricavando anche dei “petali” per la decorazione. Rosolate in padella fino a renderlo croccante, raccogliendo il grasso rilasciato.

 

3. Preparare la crema carbonara

 

In una ciotola, mescolate i tuorli con il Pecorino e il pepe. Aggiungete 2/3 del grasso caldo del guanciale e amalgamate fino a ottenere una crema liscia. Tenete in caldo.

 

4. Preparare e cuocere la sfoglia

 

Dividete l’impasto in due e stendetelo con il mattarello. Passate la sfoglia nella macchina per la pasta fino a uno spessore di circa 3 mm. Ritagliate dei quadrati grandi con un coppapasta o un coltello. Portate a ebollizione una pentola d’acqua salata e scottate brevemente le sfoglie dei ravioli. Intanto in una ciotolina, unite il pecorino e il pepe con poca acqua di cottura, creando una crema alla gricia densa.

 

5. Assemblare il piatto

 

Scaldate le sfoglie in padella con il grasso del guanciale per renderle lucide.

Su un piatto caldo, spalmate un velo di crema alla gricia e adagiate una sfoglia. Aggiungete un cucchiaio di crema carbonara e qualche listarella di guanciale croccante. Sovrapponete una seconda sfoglia ruotata di 90° per formare una “stella” a otto punte. Decorate il piatto con pennellate di crema carbonara, petali di guanciale e scaglie di Pecorino.

 

Ultimate con strisce di crema alla gricia e una spolverata di pepe fresco.

 

 

 

Tips & Abbinamenti

Consigliamo di accompagnare il raviolo aperto di Carbonara con un Frascati superiore DOCG, un vino di grande intensità ed eleganza, come la ricetta che vi abbiamo proposto.

“Koulourakia” -  I Tipici Biscotti Greci Pasquali
“Koulourakia” - I Tipici Biscotti Greci Pasquali

Per l’ultimo articolo dedicato alla settimana di Pasqua, vi portiamo in Grecia, sfidandovi a cimentarvi in una preparazione culinaria oltremare.

 

Koulourakia sono biscotti tradizionali della Pasqua ortodossa, perfetti per una colazione speciale o per arricchire la tavola della domenica di festa.

 

Questi deliziosi dolcetti, dal sapore ricco e avvolgente, sono preparati con burro, aromatizzati alla vaniglia e all’arancia, e spesso decorati con mandorle, semi di sesamo o frutta secca.

 


Secondo la tradizione, i koulourakia si preparano il Giovedì Santo, giornata in cui le uova vengono tinte di rosso – come abbiamo visto per le Tintole triestine - un simbolo della Resurrezione di Cristo.

 

Un’antica leggenda narra che Pietro, incredulo sulla Resurrezione, disse che vi avrebbe creduto solo se le uova nel paniere di Maria Maddalena fossero diventate rosse. E così accadde.

 

Ας ξεκινήσουμε! - Iniziamo!

 

Ingredienti

 

  • 450 g di farina
  • 225 g di burro morbido
  • 225 g di zucchero semolato
  • 1 bicchiere grande di spremuta d’arancia
  • 1 bacca di vaniglia
  • 3 uova
  • 3 cucchiai di latte
  • La scorza grattugiata di un limone biologico
  • 1 cucchiaino raso di bicarbonato
  • 1 cucchiaino raso di lievito vanigliato
  • Semi di sesamo q.b.
  • Perline colorate q.b.

 

Preprazione

 

1. Lasciate il burro a temperatura ambiente fino a renderlo morbido e lavoratelo a crema insieme allo zucchero, fino a ottenere un composto soffice e spumoso.

Aggiungete due uova, i semini raschiati dalla bacca di vaniglia e la scorza grattugiata del limone.

In una ciotola, sciogliete il bicarbonato nella spremuta d’arancia e unite il liquido all’impasto. Mescolate accuratamente.

Mischiate la farina con il lievito e incorporatela gradualmente al composto, lavorandolo fino a ottenere un impasto morbido e omogeneo.

 

2. Formate una palla, copritela con pellicola trasparente e lasciatela riposare in frigorifero per circa 1 ora.

 

3. Riprendete l’impasto e dividetelo in piccoli pezzi. Su una spianatoia leggermente infarinata, formate dei cordoncini lunghi circa 15 cm. Date ai biscotti forme tradizionali, come trecce, cerchi o figure a 8. Trasferite i koulourakia su una teglia rivestita con carta forno.

 

4. Sbattete il tuorlo dell’uovo rimasto con il latte e spennellate i dolcetti. Decorateli con i semi di sesamo e le perline colorate o, in alternativa, con scaglie di mandorle.

 

5.Preriscaldate il forno a 180°C. Quando sarà caldo, infornate i biscotti e abbassate la temperatura a 170°C. Cuocete fino a quando i Koulourakia saranno leggermente dorati: devono rimanere morbidi e friabili, non biscottati.

 

 

 Tips & Abbinamenti: I Koulourakia sono ideali per essere serviti durante la colazione o il tè pomeridiano. Se volete rispettare la tradizione greca, accompagnateli con caffè greco o con un liquore dolce. Inoltre, per una versione ancora più aromatica, potete aggiungere un pizzico di cannella all’impasto.

Castagne e lardo d'Arnad D.O.P.
Castagne e lardo d'Arnad D.O.P.

Un tempo le castagne rappresentavano una delle principali fonti di sostentamento per gli abitanti delle montagne. Unite ad altri ingredienti “poveri” davano vita a ricette gustose e creative, come quella che vi proponiamo oggi, rivisitazione di queste antiche tradizioni.

 

Le castagne accompagnate dal lardo sono un antipasto sfizioso e goloso, adatto per l’aperitivo, e che, all’epoca, si considerava un vero e proprio pasto completo.

Il protagonista di questa ricetta è il lardo d’Arnad, una specialità prodotta esclusivamente ad Arnad, nella bassa Valle d’Aosta. Questo lardo è stato il primo e unico in Europa a ottenere la certificazione DOP (Denominazione di Origine Protetta) nel 1996, un riconoscimento che ne garantisce la qualità e la tracciabilità impeccabile.

 

Per preparare questo piatto così delicato, abbiamo selezionato un ingrediente d’eccezione, il miele di castagno della cooperativa Apicoltori Zafferana Etnea, un prodotto dal profumo intenso e dal gusto deciso. Dal 1976, l’obiettivo della cooperativa di Zafferana Etnea è quello di offrire la massima trasparenza sui processi di produzione che caratterizzano il miele, garantendo gli standard elevati di una filiera controllata.

 

Ed ora iniziamo: la preparazione di castagne e lardo vi prenderà pochissimo tempo!

 

 

Ingredienti

 

  • 500 g di castagne
  • 100 g di miele di castagno Agricoltori di Zafferana Etnea, linea Rocca D’Api
  • 200 g di lardo d’Arnad D.O.P.
  • 2 foglie d’alloro

 

Procedimento 

 

In una pentola capiente, fate bollire le castagne con le foglie di alloro per 30-35 minuti, a seconda della loro grandezza. Una volta cotte, scolatele e lasciatele intiepidire. Rimuovete con cura la buccia e la pellicina interna.

Disponete le castagne spelate in una ciotola e irroratele con il miele di castagno, mescolando delicatamente per ricoprirle uniformemente con uno strato sottile e lucido.

Su un piatto da portata, adagiate con cura le fettine di lardo e sistematevi sopra le castagne caramellate al miele, creando un gioco di contrasti tra la dolcezza delle castagne e la sapidità del lardo.

Per completare il vostro antipasto, accompagnate il piatto con fette di pane sciapo tostato, come il pane toscano, e un calice di vino rosso corposo, ideale per esaltare i sapori autunnali di questa ricetta.

 

Buon aperitivo!

Food Tattoos -  Il Cibo sulla Pelle
Food Tattoos - Il Cibo sulla Pelle

San Valentino, il giorno più romantico dell’anno, è finalmente arrivato, e quest’anno Qui Da Noi ha deciso ha deciso di rendergli omaggio, celebrando il suo amore più speciale, quello per il cibo, la tradizione e la cucina di qualità.

 

Un amore diverso, che accompagna noi tutti, ogni giorno, che risveglia i nostri sensi e accende la nostra creatività. In questi mesi lo abbiamo gustato, preparato, scomposto e abbinato in mille modi.

Oggi, proprio come fosse il nostro innamorato, vi raccontiamo che possiamo anche tatuarlo sulla pelle, portandolo con noi ovunque.

 

Infatti, una tendenza che sta letteralmente lasciando il segno, in tutti i sensi è quella dei food tattoos.

Sempre più giovani, e non solo, scelgono di tatuarsi sulla pelle i simboli del loro amore per l’enogastronomia. Forchette, mestoli, tazzine di caffè, fette di pizza, coloratissimi dolcetti e calici di vino stanno conquistando il cuore e il corpo di chi non sa resistere al richiamo del gusto.  

 

Sul web spopolano le immagini più originali e stravaganti, come enormi carciofi decorati, fette di anguria perfettamente succose e persino bistecche di fiorentina. Non mancano i tatuaggi più ironici, come sandwich esageratamente farciti o frullatori vintage dal fascino retrò. Ancora, tra i più i diffusi macarons dai colori pastello, bignè decorati, ciliegie rosse come il peccato, e tazzine di tè finemente dettagliate.

 

I food tattoos non sono solo un trend estetico, ma una vera e propria dichiarazione di identità. Per molti, rappresentano l’amore per una professione – quella del cuoco, del pasticcere o del barista – o la celebrazione di una passione che accomuna milioni di persone: il piacere di mangiare bene.

 

Quindi, se quest’anno volete celebrare San Valentino in modo diverso, perché non dedicare questo giorno al vostro amore per la cucina?

 

Magari senza arrivare all’ago del tatuatore, ma concedendovi una giornata di coccole culinarie, un corso di cucina o un’esperienza gastronomica indimenticabile.

 

Perché, in fondo, il vero amore passa sempre per lo stomaco… e, a volte, resta impresso sulla pelle!

 

E voi? Avete mai pensato a un food tattoo? Fateci sapere quale piatto o ingrediente portereste sempre con voi!

Giornata Nazionale contro lo Spreco Alimentare: Recuperiamo il Pollo Avanzato
Giornata Nazionale contro lo Spreco Alimentare: Recuperiamo il Pollo Avanzato

“Per ogni prodotto che buttiamo stiamo gettando soldi e Natura nella spazzatura” afferma Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità del WWF Italia. Lo spreco alimentare, infatti, non è solo una questione etica – basti pensare a chi non ha accesso a cibo sufficiente – ma ha anche un impatto devastante sull’ambiente e sulla salute.

 

In Italia, nonostante una maggiore attenzione, ogni persona spreca ancora quasi mezzo chilo di cibo a settimana, circa 25 kg all’anno, secondo l’Osservatorio Waste Watcher. Un dato allarmante, se consideriamo che il contrasto allo spreco è un pilastro degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU. In occasione della Giornata Nazionale contro lo Spreco Alimentare celebratasi ieri, vogliamo proporvi tante idee sfiziose per ridare vita agli avanzi di uno degli alimenti più comuni sulle nostre tavole: il pollo.

 

Spesso, infatti, il pollo cucinato per una cena veloce rimane in frigo per giorni, fino a finire nel cestino.

PREPARATEVI A RECUPERARLO

 

1. Insalata di pollo: ideale per un pranzo fresco da portare a lavoro.

 

Ingredienti

 

  • Pollo grigliato o arrosto avanzato
  • 80 g di insalata
  • 1 gambo di sedano
  • 40 g di parmigiano reggiano
  • 20 g di noci sgusciate
  • Olio extravergine d’oliva q.b.
  • Succo di limone q.b.

 

Tagliate il pollo a pezzetti e marinatelo con olio e limone. In una ciotola unite l’insalata, il sedano a fettine, il parmigiano e le noci. Aggiungete il pollo e amalgamate gli ingredienti. Condite a piacere con olio e sale, oppure maionese o salsa allo yogurt.

 

 

2. Sandwich con pollo: ideale come snack da gustare a metà mattina o un pranzo veloce quando non si ha tempo di una pausa.

 

Ingredienti

 

  • Pollo avanzato
  • 1 zucchina grigliata
  • 1 pomodoro
  • 2 foglie di lattuga
  • 2 fette di pane tostato
  • Formaggio spalmabile q.b.
  • Olio extravergine di oliva

 

Tagliate il pollo avanzato in listarelle e rosolatelo in padella con un filo d’olio. Assemblate il sandwich con il pane tostato, un velo di formaggio spalmabile, 1-2 fette di pomodoro, la zucchina grigliata e il pollo saltato.

 

 

3. Crostini con mousse di pollo: se il pollo avanzato è scarso facciamone un aperitivo.

 

Ingredienti

  • Pollo avanzato
  • 20g di olive taggiasche
  • 3 capperi
  • 30 g di parmigiano reggiano grattugiato
  • Olio extravergine d’oliva q.b. (latte o bevanda vegetale in alternativa)
  • 1 baguette di pane

 

In un mixer, frullate il pollo con le olive, i capperi, il parmigiano e l’olio fino ad ottenere una mousse cremosa. Spalmatela su delle fettine di baguette abbrustolite a mo’ di crostino. Per un tocco in più, aggiungete del formaggio a fette e infornate finché non si scioglie.

 

 

POLPETTE AL POLLO: UN CLASSICO DEL RICICLO

 

1. Polpette versione “classica” o “pollo e patate”.

 

Ingredienti

 

  • Pollo avanzato
  • 1 uovo
  • 1 spicchio di aglio
  • Prezzemolo tritato q.b.
  • 30 g di parmigiano grattugiato
  • Olio extravergine di oliva q.b. (o olio di semi)
  • Pangrattato

 

Fate a pezzetti il pollo avanzato e mescolatelo in una ciotola con l’uovo, l’aglio e il prezzemolo tritati e, infine, il parmigiano. Formate le polpette con le mani umide e rosolale in padella con un filo d’olio extravergine di oliva o di semi, fino a farle dorare su tutta la superficie. Eliminate l’olio in accesso aiutandovi con carta assorbente,

 

Con lo stesso procedimento, potete realizzare la versione di polpette di pollo con patate: aggiungete al composto una patata lessa schiacciata e mezzo bicchiere di latte. Passate le polpette nel pangrattato per una croccantezza extra.

 

 

2. Polpette di pollo e prosciutto cotto: per chi ama i sapori mediterranei.

 

Ingredienti

 

  • 50 g di prosciutto cotto tritato
  • Pane raffermo q.b.
  • 1 uovo
  • 1 rametto di prezzemolo
  • Sale q.b.
  • Latte q.b.
  • Pangrattato q.b.

 

Tritate pollo e prosciutto in un mixer.

Ammollate il pane raffermo nel latte con un pizzico di sale, poi strizzatelo. In una ciotola, unite ed amalgamate l’uovo, il pollo, il prosciutto, il prezzemolo tritato e il pane strizzato.

Formate le polpette con le mani inumidite e passatele nel pangrattato.

 

Friggete in abbondante olio caldo fino a doratura, poi scolate su carta assorbente per eliminare l’olio in eccesso.

 

 

Con queste ricette, dare nuova vita agli avanzi diventa facile e gustoso. Ricordati: ogni piccolo gesto per ridurre lo spreco fa la differenza per il Pianeta! 🌍

Glögg -  Il vin brûlé Svedese
Glögg - Il vin brûlé Svedese

Per questo Natale abbiamo pensato di preparare con voi il Glögg, una ricetta semplice e avvolgente perfetta durante tutto il periodo delle Feste.

Questo vino caldo speziato, originario della Scandinavia, simile al nostro al vin brûlé, viene servito caldo e accompagnato da nocciole, mandorle e uvetta. Si beve prima di cena, solitamente passeggiando tra i mercatini di Natale.

In Svezia, il vino caldo speziato risale al Medioevo, quando le spezie venivano utilizzate per coprire il sapore poco gradevole del vino di scarsa qualità. Oltre a rendere più piacevole il vino, il Glögg offriva conforto e calore durante i lunghi e gelidi inverni scandinavi.

 

Prepararlo è davvero semplice: armiamoci di spezie e di vino rosso e diffondiamo in casa la magia natalizia.

 

Ingredienti

 

Base

 

  • 1 bottiglia di vino rosso
  • 125 g di rum
  • 125 g di zucchero semolato

 

Spezie e aromi

 

  • 1/2 mezza noce moscata grattugiata
  • 20 semi di coriandolo
  • 6 chiodi di garofano
  • 1 cucchiaino di cardamomo in polvere
  • 1 stecca di cannella
  • 1/2 bacca di vaniglia
  •  La scorza di ½ arancia
  • 1 anice stellato
  • 1 pezzetto di zenzero fresco

 

Per ogni bicchiere

  • 3 o 4 mandorle
  • 1 cucchiaino di uvetta
  • 1 fettina di arancia (opzionale)

 

Procedimento

 

  • In un contenitore ermetico, unite il rum con tutte le spezie: la bacca di vaniglia aperta a metà, la scorza d’arancia, il coriandolo, i chiodi di garofano, il cardamomo, la noce moscata, l’anice stellato e il pezzetto di zenzero fresco. Lasciate in infusione per almeno 48 ore a temperatura ambiente, mescolando di tanto in tanto.

 

  • Trascorse le 48 ore, filtrate il rum aromatizzato e tenetelo da parte. Conservate le spezie e la scorza d’arancia utilizzate nell’infusione. Scaldate a fuoco molto basso mescolando per far sciogliere lo zucchero, qualche minuto. In una pentola dal fondo spesso, versate il vino rosso, lo zucchero e le spezie recuperate dall’infusione. Scaldate il tutto a fuoco basso, mescolando di tanto in tanto per far sciogliere lo zucchero senza far bollire.

 

  • Aggiungete il rum aromatizzato al vino speziato e portate il tutto a una leggera ebollizione. Lasciate sobbollire per pochi minuti, facendo attenzione a non far evaporare troppo l’alcol.

 

  • Preparate dei bicchieri e inserite in ciascuno 1 cucchiaino di uvetta e 3-4 mandorle spellate. Se volete, potete aggiungere una fettina di arancia. Versate il Glögg bollente nei bicchieri e servite subito, lasciandovi avvolgere dal suo aroma speziato.

 

 

Curiosità: Se preferite una versione analcolica, sostituite il vino e il rum con succo di mela non zuccherato e procedete nello stesso modo, eliminando lo zucchero dalla ricetta.

 

 

God Jul! Buon Natale! 🎄